Patrimonio storico-artistico

CENTRO STORICO

La caratteristica forma quadrangolare della pianta del centro storico di Frossasco, fa risalire le sue origini al tipico "castrum" di epoca romana. Nel secolo XIII, la ricostruzione del comune avvenne sullo schema urbanistico del precedente abitato, ed era racchiuso tra mura antiche che in alcuni punti conservano tracce di antichi bastioni. Nella piazza principale è possibile ammirare due case quattrocentesche, che ricordano la casa dei Roletti di Bricherasio e quella del Vicario di Pinerolo, con ornamenti in cotto alle finestre gotiche e affreschi risalenti al XIV secolo rappresentanti motivi geometrici a losanghe e lunette con nome di Gesù e con Padre Eterno su un fabbricato e due angeli che sostengono uno scudo crociato sull’altro edificio.
Di notevole interesse sono altri affreschi presenti su edifici privati dei quali si segnala:  la cappella votiva di via San Bernardino angolo via Castello risalente al 1865, quello di via Vecchio Campanile angolo via Principe Amedeo risalente al XVII-XVIII secolo raffigurante Madonna con il Bambino, l’affresco in via IV novembre 1 raffigurante la Sacra Sindone, quello di via XX Settembre risalente al XVII-XVIII raffigurante l’Annunciazione e infine l’affresco di via Principe Amedeo 21 risalente al XVIII, raffigurante la Vergine con il Bambino.
Sono inoltre presenti sul territorio comunale diverse meridiane delle quali si segnalano : quella sulla facciata laterale della chiesa di San Donato risalente al X-XI secolo, quella sull’angolo della facciata di casa sita in via Pascarenghi-via de Vitis risalente al XIX secolo e quella sull’angolo della chiesa di San Bernardino.

 

TORRE, CINTA MURARIA E PORTE: voluta da Filippo d’Acaja alla fine del secolo XIV

Le quattro porte: Porta Torino, Porta San Donato, Porta di Pinerolo e Porta di San Giusto, la torre medioevale e il particolare assetto urbanistico costituiscono le principali caratteristiche del centro storico di Frossasco, oltre a due edifici quattrocenteschi e alle chiese di San Donato e San Bernardino.

Delle quattro porte poste lungo la cinta muraria del XIV secolo se ne conservano integralmente due, quella di San Giusto (lato nord del quadrilatero) e quella di Pinerolo (lato sud), mentre quella di Torino (lato est), seriamente danneggiata nell’aprile 1977, è stata restaurata e quella di San Donato (lato ovest), semidistrutta da un atto vandalico nel 1965, è stata poi ricostruita.

In una nota si segnala che nell’anno 1586 venne chiamato il famoso pittore Bernardino Lanino di Vercelli a dipingere gli stucchi ducali sui quattro archi delle porte di accesso al paese.La torre medievale fa parte della cinta muraria del borgo voluta da Filippo d’Acaia alla fine del secolo XIV, prima dell’occupazione francese durata dal 1536 al 1539.

 

Chiesa di San Donato

La chiesa di San Donato risale al 1220, ed è stata in epoche successive più volte rimaneggiata con la costruzione del campanile avvenuta nel 1571-73, e conserva un notevole ed antico affresco di San Cristoforo, somigliante a Francesco I re di Francia. A destra di questo dipinto si può ammirare un affresco databile al secolo XVII raffigurante la Vergine con il Bambino. Notevole anche il pulpito databile tra la fine del XVI e l’inizio del XVII secolo.

 

Chiesa di San Bernardino

La chiesa barocca di San Bernardino, progettata da Gerolamo Buniva e realizzata tra il 1760 e il 1770, conserva un bell’esempio di coro ligneo dietro l’altare maggiore.

 

Cappella di San Rocco

La cappella di San Rocco, ubicata ai confini con il comune di Cantalupa, risale al XVI secolo ed è stata restaurata nel XIX secolo.

 

Cappella di San Giovanni

Nella parte collinare del comune si trova la cappella di San Giovanni.

 

Cappella del Boschetto

Edificata nel XV° secolo, conserva al suo interno un ciclo di affreschi dedicati alla storia della Vergine Maria, attribuiti al maestro di Cercenasco e restaurati nel 2003-2004. La Cappella è di proprietà della Società Operaia di Mutuo Soccorso di Frossasco, che nel 2019 ha aderito al progetto “Chiese a porte aperte” della Consulta Regionale per i Beni Culturali Ecclesiastici Piemonte e Valle d’Aosta : la Cappella è stata dotata di un sistema automatizzato per l’apertura e di un sistema multimediale per la narrazione storico-artistico-devozionale, in 5 lingue (italiano, inglese, francese, spagnolo, piemontese).  La Cappella, tramite l’app “Chiese a porte aperte” può quindi essere visitata autonomamente e fa parte di un circuito di circa 30 siti artistici e paesaggistici.

 

Cappella della Grà

La cappella della Grà, risale al XVII secolo ed è stata recentemente restaurata. 

 

Organo della Chiesa di San Bernardino

L'organo del 1400 è uno dei più antichi presenti nel pinerolese. ha bisogno di restauro e per questo nell'ambito del progetto della  provincia "Organalia",  è stato inserito tra i sette organi da salvare.

 

Tomba del Conte Andrea Provana

Andrea Provana di Leynì (1598) conte di Frossasco, Ammiraglio della flotta sabauda a Lepanto. Sulla sua tomba il pronipote Francesco fece scolpire  - in latino - questo epitaffio:​​

ANDREAS PROVANA 

"Andrea Provana, signore di Leynì conte di Frossasco, a Emanuele Filiberto duca di Savoia, nei cimenti e nei vari casi socio e consorte,alle guardie del corpo alla squadra ai castelli fortezze province, preposto, tra i cavalieri del Collare e quelli dei SS. Maurizio e Lazzaro, primo dopo i principi nelle guerre in Francia Germania Belgio Italia Turchia, in spedizioni terrestri e marittime, chiaro,  per l’antica fede invitta virtù e insigne pietà fra l’arme,  in lunghi servigi del principe del regno di tutta la cristianità, assai benemerito per la morte affrontata intrepidamente in terra e in mare e santamente incontrata in Nizza. Anima grande indi trasferite le sue spoglie tra le reliquie dei maggiori qui riposa. Il pronipote Francesco Provana imitatore e ammiratore del domestico eroe nella restaurata cappella sopra il suo avello poneva monumento ai posteri ed esempio questa pietra testimone di tante virtù nell’anno di redenzione 1703."

 

Il mecenatismo di Andrea Provana

A sue spese fece erigere un bastione di difesa alla città, che fu ricordato per lungo tempo come “bastione del conte di Frossasco”. 

Dal diploma si evince che Frossasco – eretta in feudo nobile, antico e paterno - fu donata dal principe Filippo I d’Acaja a Guglielmo di Montebello il 23 maggio 1301; altra investitura del feudo e delle pertinenze di Alpignano fu concessa il 1° febbraio 1337 dal principe Giacomo d’Acaja ad un altro Guglielmo, figlio del sunnominato Guglielmo di Montebello, per sé e i discendenti maschi.

Il 3 settembre 1531 il feudo di Frossasco e il suo mandamento, eretti in contado con patenti dell’11 dicembre 1524, furono concessi a Carlo Montebello, con diritto di passarlo ai figli maschi primogeniti: lo stesso avvenne per il feudo di Alpignano. Carlo di Montebello consegnò il contado di Frossasco e di Alpignano nel 1549

Il 19 gennaio 1579, con strumento rogato dal segretario Calusio, si fece una transazione tra il conte Andrea Provana, consignore di Leynì, e Giachelina, unica figlia del fu Sebastiano di Montebello, vedova di Gaspare di Collignì ammiraglio di Francia, fatta in presenza di vari testimoni. In questo strumento si afferma che i feudi erano devoluti al patrimonio ducale per la morte di Carlo di Montebello e che il duca Emanuele Filiberto ne faceva donazione ad Andrea Provana con patenti del 28 dicembre 1559. E poiché sopra la concessione dei feudi erano sorte delle controversie tra il Provana e il conte Sebastiano d’Entremont, il 23 dicembre 1567 il duca emise un Laudo, con cui invitava l’Entremont a rinunciare alle sue ragioni, attraverso un risarcimento di diecimila scudi d’oro che il Provana doveva versare. 

Il 19 maggio 1585, il feudo e la giurisdizione di Tavernette e Baldissero, con le loro pertinenze, furono quindi donati dal duca Carlo Emanuele I al conte Andrea Provana, con le medesime modalità con cui teneva già il feudo di Frossasco, attraverso l’unione del feudo di Tavernette e Baldissero a quello di Frossasco, con la clausola che la contea dovesse ritornare al patrimonio del Duca se si fosse estinta la linea di Andrea. Il 22 febbraio 1587 il conte Carlo Provana di Andrea ricevette la giurisdizione su Frossasco, incorporando Roletto, Cantalupa, Roncaglia, Piscina, Oliva, Monastero e sui luoghi di Alpignano, Tavernette, Baldissero unite alla contea di Frossasco con titolo comitale e dignità di feudo nobile, ligio, antico, avito e paterno, con diritto a passarlo ai primogeniti maschi. 

Un’altra investitura fu concessa il 21 ottobre 1644 al conte Francesco Provana figlio di Carlo. Altre investiture riguardarono i discendenti di primogeniti maschi (25 settembre 1651, 16 marzo 1672, 5 novembre 1700, 27 agosto 1712).

Associazione Andrea Provana di Leiny

L’8 gennaio 1718 fu investito dei feudi il conte Giuseppe Maria Casimiro, in quanto il fratello primogenito Carlo Emanuele era morto senza eredi. 

La famiglia Provana intervenne ad abbellire il nuovo Duomo di Torino con episodi artistici di un certo rilievo. Quando Carlo Emanuele I di Savoia fece ristrutturare il coro, il titolo dell’Immacolata Concezione, di patronato dei Provana, fu trasferito all’altare della Trinità, nell’ultima cappella della navata sinistra. Nel 1652 l’altare assunse il titolo di S. Luca. 

Secondo alcuni storici e critici d’arte, Andrea Provana avrebbe commissionato al pittore Defendente Ferrari una pala dedicata alla Natività (1511), oggi conservata al Bode Museum di Berlino Est. Andrea, abate commendatario della Novalese fu anche committente del pittore Antoine de Lonhy, che lasciò varie opere nel Duomo torinese.

Andrea Provana riedificò e ampliò  il castello di Alpignano, di origine medioevale, fortezza e residenza dei primi signori del luogo, gli Arpini di Torino. Andrea sposò Caterina, figlia di Francesco Spinola, vedova (1559) di Carlo di Montbel signore di Frossasco; con l’estinzione del ramo piemontese dei Montbel, il duca Emanuele Filiberto fece dono al Provana della contea di Frossasco e dei luoghi di S.Secondo e di Alpignano, compreso il castello, giardino e bosco allodiale, escludendo in questo modo dalla successione il ramo savoiardo dei Montbel.

 

 

 

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